Domande sul progetto
Aggiornato il 2 Dicembre 2024
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L’Accordo di programma contribuirà a dare una risposta a questa domanda. Bisogna considerare comunque che il processo di rigenerazione urbana avviato, nell’ottica di farsi “casa comune”, prevede l’instaurazione di un dialogo e una collaborazione con gli enti pubblici di programmazione e i rappresentanti delle forze sociali, economiche, scientifiche e civiche del territorio, nonché con il privato responsabile.
Riguardo la dicotomia pubblico – privato, riteniamo si debba avere come riferimento etico il principio della destinazione universale dei beni” (Compendio, Laudato si’) e quello dell’’ecologia integrale (cap. 4 Laudato si’). L’ecologia integrale difatti esorta a considerare varie dimensioni della sostenibilità (e la sostenibilità finanziaria non è da negligere), e contempla anche la partecipazione del privato e la buona salute delle istituzioni. Nell’enciclica Laudato si’ Papa Francesco chiarisce che «la Chiesa difende sì il legittimo diritto alla proprietà privata, ma insegna anche con non minor chiarezza che su ogni proprietà privata grava sempre un’ipoteca sociale, perché i beni servano alla destinazione generale che Dio ha loro dato». Questo è lo spirito che ha animato la Chiesa di Caserta la quale ha messo a disposizione della città un bene di propria proprietà. Al privato che vorrà partecipare all’iniziativa del Campo Laudato si’ sarà pertanto chiesto di rispettare non solo tale principio etico-cristiano ma anche quello costituzionale della prevalenza della proprietà collettiva sulla “proprietà privata”, la quale – sancisce la Costituzione – è sempre subordinata al perseguimento della “funzione sociale”.
Aggiornato il 2 Dicembre 2024
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L’area destinata allo sport è quella denominata Parco della Cura, localizzata nell’area Nord-Est in prossimità dello stadio Alberto Pinto. In essa sono previste infrastrutture per il benessere psico-fisico e quindi prevalentemente attrezzature sportive. Riguardo la sua preoccupazione sull’inserimento degli sport di élite all’interno del Campo pensiamo che non si debba fare una distinzione tra sport eticamente buoni o cattivi. Lo sport deve fare la sua parte in una stagione di rinnovata responsabilità (sociale, ambientale e personale) piuttosto che concentrarsi solo sui propri interessi. Tutti dovrebbero essere in grado di godere dei benefici della pratica di uno sport – qualsiasi sport – avendo l’opportunità di accedervi, indipendentemente dal sesso, dalle abilità o disabilità, dallo status culturale, sociale, economico, etnico o dall’appartenenza religiosa: è questa accessibilità che trasforma uno sport di solito etichettato d’élite in uno popolare. Chiederemo alle associazioni sportive chiamate a gestire gli impianti che verranno realizzati di impegnarsi a fare in modo che vengano superate tutte le barriere fisiche, psicosociali ed economiche che impediscono l’accesso allo sport alle persone che vivono in condizioni di emarginazione e/o esclusione.