Il Campo
Originariamente, nel 1300, l’area oggi chiamata Macrico era un “campo”, cioè una superficie agricola adibita all’asilo dei cavalli dell’esercito aragonese, su cui sorgevano pochi edifici, forse stalle o corpi che ospitavano gli addetti ai lavori. Già nel 1327 è documentata “la presenza di una casa di proprietà della Ecclesiae Casertae presso Falciano”.
La Cavallerizza
Nel 1400 il Re, Ferdinando II D’Aragona o Ferrante I, cedette al Vescovo di Caserta De Leoni il casamento detto “La Cavallerizza” con annesso fondo, collocato sul suo lato occidentale. “La Cavallerizza” si trovava ubicata in una zona racchiusa tra il villaggio Torre, il “Vico” ed i cinque casali di pianura di San Benedetto, Falciano, Tredici, San Clemente e Centurano. L’ampio fondo agricolo annesso, destinato alla coltivazione della canapa, divenne redditizio grazie al lavoro contadino (in base ai contratti allora vigenti) e venne denominato “Campo di Falciano”.
Il Giardino dell'Episcopio
Con la fine delle invasioni barbariche, la pianura riprese il sopravvento sulla collina: non solo la popolazione ritornò nel piano ma anche i Vescovi scelsero come seconda dimora Falciano. In particolare, nel primo decennio del 1600, il Vescovo Diodato Gentile si stabilì nella tenuta e fece costruire l’Episcopio, in luogo dell’antica casa donata dagli Aragonesi, arricchendolo di un ampio giardino. Nel corso del tempo i Vescovi elevarono in quei luoghi il Seminario, la Chiesa e la Canonica.
Asilo, Ospizio, Ospedale
Durante la carestia del 1764 il vescovo Gennaro Albertini, trasformò il Seminario Maggiore di Falciano in Asilo, Ospizio e ospedale per i poveri forestieri, mentre ai poveri della Diocesi distribuiva tre volte la settimana il pane a tutti quelli che si presentavano.
Piazza d'Armi
Nella metà del 1800 Ferdinando II volle fare di Caserta nuova, ormai capoluogo di Terra di Lavoro (15 dicembre 1818), una Piazza d’Armi e così vi trasferì importanti autorità militari. In particolare nel 1850 i Borbone acquistarono il complesso Episcopio-Seminario perché il Re volle trasformarlo in Quartiere Militare cioè in caserma del reggimento di fanteria ed in padiglione militare, mentre nel 1854 essi acquisirono in enfiteusi dalla Curia il terreno adiacente, “la Vigna del Vescovo”, trasformandolo in Piazza d’Armi e destinandolo alle esercitazioni delle truppe di stanza negli edifici acquistati.
Campo di Marte
Il “Campo di Falciano” divenne il “Campo di Marte” (1864) o “Piazza d’Armi” (1879). Ma già dalla seconda metà del XIX secolo le rappresentazioni della città riportano la denominazione di “Campo Militare” per indicare l’area alla fine del Corso Ferdinando delimitata dalle attuali via Unità Italiana (ovest), viale Medaglie d’Oro (nord), via Su Piazza d’Armi (sud) e via San Gennaro (est). In particolare, fu tra il 1847 ed il 1851 che si realizzò il Corso Ferdinando II (attuale Corso Trieste), come strada militare che doveva collegare direttamente la Piazza d’Armi di Falciano, usata per le esercitazioni militari e la Piazza ellittica antistante la Reggia, nella quale si tenevano le parate, per consentire ai fanti di arrivare dall’una all’altra nel più breve tempo possibile.
Attività Sportive Reggimento Fanteria
Dall’inizio del 1900 l’area venne utilizzata saltuariamente per episodiche attività sportive da parte del 15° Reggimento Fanteria Savona.
Monumento ai Caduti
Nel 1924 venne realizzato un piazzale di 9.600 mq, (l’attuale Piazza Quattro Novembre), primo ed unico intervento di trasformazione dell’area, stralciando il suolo dalla Piazza d’Armi, ceduto dalla Curia al Comune con affrancazione del relativo canone, dove venne collocato il Monumento ai caduti, inaugurato il 21 giugno 1927.
La Curia rientra nella Proprietà
Nel 1994 un dispositivo della Corte di Cassazione riconosce l’area di proprietà della Curia.
L'Esercito Italiano lascia l'area
L’Esercito Italiano, qualche anno dopo, intorno al 2000, abbandona il sito.
L'abbandono e la bonifica
L’area dell’ex Macrico resta così per oltre venti anni inutilizzata, in un vero stato di abbandono tant’è che la natura si appropria di tutto avvolgendo e coprendo con la vegetazione tanti dei manufatti esistenti alcuni dei quali collassano compreso il tetto della Chiesa. Nel 2015 una ditta specializzata esegue importanti lavori di bonifica diretti a rimuovere dai manufatti e dal sito materiali in amianto e rifiuti pericolosi. Con un atto dirigenziale della Regione Campania del 15 ottobre 2015 l’area dell’ex Macrico viene cancellata dall’elenco dei siti potenzialmente contaminati.